Tag: giuseppina bruno

  • Gruppi lettura

    Gruppi lettura

    Invecchiando mi è venuta voglia di sperimentare la lettura. Premesso che mi piace leggere e lo specifico perchè sempre più spesso ho incontrato non lettori e me ne rammarico. Persino le mie più care amicizie non leggono anche se sono molti i libri che ho regalato. Cosi nel tempo ho smesso di regalarli perchè un libro è come un buon piatto. Se uno ama il fast food, non perdere tempo e soldi.

    Il genere dei lettori è disperso come sale sulla terra, temo. Lo capisco dalle librerie, dai libri che scelgono le persone e dai libri presenti sugli scaffali. Voglio capire il lettore oggi chi è, perchè legge, cosa legge, la motivazione, la passione.

    Ho deciso di iscrivermi a un gruppo di lettura. Sono andata nella biblioteca del paese più organizzato qui vicino a me (Piossasco) e ho chiesto informazioni.

    “Si, ce ne sono tre: uno in presenza, uno romance che è un genere rosa moderno anche in presenza e uno on line”

    “Ottimo, mi iscrivo a tutti e tre.”

    “Tutti e tre???”

    “Si, grazie”

    La bibliotecaria era un po’ interdetta ma la mia determinazione superava quella spiacevole sensazione. Ero entusiasta.

    Dei libri ne parlerò in scadenza perchè se inciampassi su qualche partecipante al gruppo non vorrei fare lo spoilerone.

    Non vedo l’ora di incontrarli questi lettori.

  • L’intima questione dell’esistere

    L’intima questione dell’esistere

    Dopo anni di scrittura e pubblicazione ho capito che scrivere è molto più semplice che vendere un libro. Per questo scrivo (ormai da anni) in più blog perchè scarico la mia tensione narrativa. Sempre più spesso incontro persone che mi dicono che vogliono scrivere un libro e io rispondo sempre “Fallo, che problema c’è?”. Rispetto all’altro millennio, oggi, scrivere un libro e auto pubblicarsi è una sciocchezza ma il punto reale non è scrivere è l’idea che si ha dello scrivere.

    I social ci hanno rovinato l’esistenza. L’ho sperimentato anche su di me, non parlo per un’amica. Il vero succo delle questioni lo ascolti sulla tua pelle. Una volta, volevo capire, ho chiesto a una signora perchè pubblicava tutto quello che faceva ogni giorno e lei mi ha risposto che i social sono come la piazzetta del paese cosi ho capito perchè li ho sempre detestati. Io non sono una da piazzetta ma da giardini, parchi, baretti. Ho una visione più intima della vita, più riflessiva. Invece le persone amano le frasi fatte, la superficie di quello che vedo e non mi interessa cosa c’è tra le righe: non è affare mio.

    Sono diversi modi di vivere. Non sto giudicando: sto scegliendo.

    Se guardo un tramonto infuocato o un albero colorato dall’autunno, non sento più l’esigenza di condividerlo. Lo guardo e chiudo gli occhi, per respirare quella bellezza e permettere al mio cuore di ascoltare l’emozione che mi ha trasmesso. Ho dovuto ricominciare, lo ammetto. Ora i like me li metto da sola e godo pienamente di questa libertà perchè ho ritrovato il mio potere.

    Questa, per me, è l’intima questione dell’esistere.

  • Scegli tu, io sono qui

    Scegli tu, io sono qui

    Negli ultimi mesi ho scelto di non essere più presente sui veri social. Li ho sempre trovati molto competitivi ma anche dequalificanti della professionalità.

    Sono nata scrittrice, ho poi lavorato in questo ambito, riconosciuta da numerosi premi vinti a livello prima locale e poi nazionale. Poi improvvisamente si è creata questa sorta di galleria internazionale dove chiunque con frasi fatte e foto improvvisate o rubate, diventa il nuovo aforista del secolo, il saggio riflesso no sense di questa società dove l’apparire capace e l’essere incapace combaciano spesso nella stessa identità.

    Tutto con estrema superficialità, senza nessun impegno e con quella babelica rappresentazione dove si perde il valore e si conquista la visibilità con la tecnica del branco.

    Sinceramente non mi sono mai trovata a mio agio in queste stanze – lager dove la personalità viene repressa e ricondotta verso un intrattenimento che non ha nulla di creativo.

    L’arte è espressione di una ricerca, movimento, rappresentazione di parole, immagini, suoni.

    Ad un certo punto mi sono vista cosi spersa nei social che non vedevo più me stessa, solo una persona che cercava di farsi vedere. Qualcosa che mi ha fatto riflettere e capire che non sempre quello che fanno tutti è utile a tutti. A volte bisogna scegliere. Io ho scelto di vivere la mia creatività liberamente, ho scelto una casa che è il mio laboratorio, uno spazio su cui riflettere e scrivere che è questo blog, un lavoro che è quello di scrivere libri, illustrare e creare.

    Sono qui per trovare lettori ispirati e non per convincere lettori annoiati. E’ una differenza enorme, ora lo so.

  • L’artista silenzioso

    L’artista silenzioso

    Faccio parte di quegli artisti silenziosi che non inseguono i like né l’approvazione degli altri. Noi non abbiamo decine di influencer che amplificano il nostro lavoro, non cerchiamo di cavalcare mode o hashtag virali. La nostra voce resta spesso inascoltata, eppure proprio in quel silenzio si costruisce la nostra libertà.

    Gli artisti silenziosi lavorano seguendo linee sottili, sfumate: storie di disagio, verità non evidenti, poesie che non urlano. Non produciamo fast content, ma opere che chiedono tempo e attenzione. Le nostre immagini, i nostri suoni e le nostre parole non puntano alla condivisione immediata; mirano invece a un ascolto più profondo, a una risonanza che non si misura in like ma in comprensione.

    Questa scelta non è una rinuncia. È un atto di resistenza estetica. Rifiutando le dinamiche del clamore digitale, manteniamo la possibilità di esplorare temi scomodi senza compromessi. Raccontiamo il disagio quotidiano, l’intimità fragile, la bellezza nascosta nei frammenti della vita. Lo facciamo con ritmi che destabilizzano la frenesia antisociale che viviamo oggi: pennellate lente, versi che si costruiscono nel tempo, suoni che richiedono orecchie pazienti.

    Certo, il silenzio ha un prezzo: meno pubblico, meno riconoscimenti immediati, meno opportunità commerciali. Ma quel vuoto di pubblico può diventare spazio. È lì che nascono relazioni sincere tra opera e spettatore, dialoghi che non si consumano in un commento effimero ma si trasformano in presenza, riflessione, empatia. La mancanza di visibilità diventa così, paradossalmente, la condizione per preservare l’autenticità.

    Essere artista silenzioso non significa essere marginale o meno importante. Significa conservare una prospettiva libera dalle pressioni del mercato e della notorietà. Significa avere la possibilità di cambiare direzione senza dover rendere conto a trend o algoritmi. E quando quell’opera trova finalmente chi sa ascoltare, il suo impatto è spesso più profondo: parla a pochi, ma parla dentro.

    In un’epoca di rumore costante, la pratica artistica silenziosa è un gesto sociale e poetico insieme. È un invito a rallentare, a restituire valore all’esperienza, a fidarsi del tempo, il tuo tempo.

    È la convinzione che l’arte non debba sempre gridare per esistere — a volte esiste meglio quando sussurra.

  • Il Caos della Creatività nell’Organizzazione del Metodo

    Il Caos della Creatività nell’Organizzazione del Metodo

    La creatività è sempre caos, confusione. Questo è un fatto risaputo. Il caos è il simbolo stesso della creazione, ed è difficile pensare a un creativo che non viva in un certo grado di disordine. Se un creativo non è caotico, temo che non stia realmente creando, ma si stia limitando a interpretare idee già esistenti.

    Tuttavia, se non esistesse un metodo, la creazione si fermerebbe nel caos più completo. Vivere solo di stimoli continui, di idee che cercano di concretizzarsi, può diventare frustrante. Spesso mi è capitato di avere un’esplosione di idee — puff! — ma poi, un’altra idea arriva, ancora un’altra, e alla fine mi ritrovo con un mare di confusione senza nulla di tangibile.

    Per questo ho imparato a sviluppare un metodo, il mio personale, che funziona per me. Questo sistema mi aiuta a concretizzare le idee che emergono nel caos della mia creatività. In questo modo, riesco a evitare di perdermi nel vortice delle ispirazioni e continuo a godere di quel che faccio, senza annoiarmi nella routine. Il mio metodo dirige i continui balzelli di idee nella strada giusta, quella della concretizzazione.

    Un consiglio che mi sento di condividere con tutti i creativi è di trovare il proprio metodo. Non esiste un’unica soluzione, ma ciò che conta è creare un sistema che vi aiuti a navigare nel caos mantenendo vive le vostre passioni. Solo così potrete lasciare che la vostra creatività fiorisca, senza esserne sopraffatti. Ricordate: il caos può essere uno strumento potente, ma organizzato in un metodo, diventa la chiave per la realizzazione delle vostre creazioni.

    Giuseppina

  • Il mio genere? La scrittura.

    Il mio genere? La scrittura.

    La scrittura è una parte fondamentale della mia vita, e mi piace esplorare tanti generi diversi perché sono cresciuta in molte direzioni. Collaboro con l’Associazione Energia Maya, scrivendo libri di benessere che non solo nutrono il corpo e la mente, ma costituiscono anche un rapporto proficuo e stimolante a livello intellettuale. È un modo per condividere conoscenze e pratiche che possono illuminare la vita degli altri.

    Un altro ambito che mi appassiona è la letteratura per bambini. Qui posso esprimere la ricchezza di contenuti attraverso un linguaggio simbolico e uno stile narrativo fresco e gioioso. Utilizzo vocaboli non usuali, creando storie che non solo intrattengono, ma educano e ispirano i giovani lettori.

    Tuttavia, il mio genere preferito resta la narrativa breve. È con essa che sono nata come scrittrice all’età di 15 anni, vincendo molti premi letterari. Questo genere mi permette di condensare emozioni e pensieri in brevi narrazioni, dando vita a liriche espressioni dei miei sentimenti e di quel mondo impercettibile che, attraverso la mia Anima, desidera comunicare bellezza e amore agli altri.

    Se sei interessato a scoprire il mio lavoro, puoi trovare tutte le mie pubblicazioni nello shop del sito, disponibili in distribuzione diretta.

    Scrivere è una mia passione, e mi piacerebbe condividerla con te e conoscere la tua opinione per continuare a crescere e sperimentare il mio modo di comunicare.

    Giuseppina

  • San Martino, la luce dell’autunno

    San Martino, la luce dell’autunno

    SCOPRI LA MAGIA DEL LIBRO “SAN MARTINO”

    Se sei alla ricerca di una storia affascinante da condividere con la tua famiglia, non cercare oltre: il libro illustrato “SAN MARTINO” è proprio quello che fa per te! Questo meraviglioso volume, scritto in stampatello maiuscolo e accompagnato da incantevoli illustrazioni, ti porterà nel mondo di un santo che è amato in tutto il nord Europa.

    LA STORIA DEL SANTO CHE SI VOLEVA NASCONDERE

    La storia di San Martino racconta di un uomo umile e devoto che, desideroso di vivere in silenzio, si nasconde per sfuggire alle celebrazioni. Ma le simpatiche oche lo scovano, rivelando la sua presenza! Attraverso una filastrocca coinvolgente, la narrazione cattura l’attenzione dei lettori, rendendola perfetta per i più piccoli e per gli adulti che vogliono riscoprire la bellezza delle tradizioni.

    UN FARO DI LUCE NELLA TEMPESTA D’AUTUNNO

    San Martino è noto per portare luce proprio nei periodi in cui il buio prende il sopravvento. La sua storia, intrisa di significato e allegria, è un invito a celebrare la luce nelle nostre vite, in particolare durante le giornate corte e fresche di fine autunno.

    LA LANTERNA DI SAN MARTINO: UN PROGETTO DIVERTENTE PER TUTTA LA FAMIGLIA

    In aggiunta, il libro presenta un delizioso progetto per realizzare la “lanterna di San Martino”, un’attività creativa che potrà coinvolgere tutta la famiglia! Costruire la propria lanterna sarà un modo divertente per rallegrare le fredde serate autunnali e portare un tocco di magia nelle vostre case.

    NON PERDERTI QUESTA OPPORTUNITÀ!

    Non lasciare che questa occasione ti scivoli tra le dita! Il libro “SAN MARTINO” è disponibile ESCLUSIVAMENTE nel nostro shop online. Visita il sito Stargatto per acquistare il tuo copia e immergerti nella meravigliosa storia di un santo speciale!

    Illumina il tuo autunno con “SAN MARTINO” e crea ricordi indimenticabili con la tua famiglia!

  • Il ruolo della politica e della PA della deculturazione territoriale

    Il ruolo della politica e della PA della deculturazione territoriale

    In questa grigia giornata autunnale, tipica di questo territorio dove la natura trionfa, ho ricevuto alcune novità riguardo le pubblicazioni di bambini di cui mi occupo da ormai quasi vent’anni e mi sono chiesta il motivo per cui si debba privare di bellezza e professionalità questo ambito. Forse i bambini sono ignoranti e non comprendono cosa è piacevole e cosa è scontato? O forse vogliamo abituarli a questo per abbassare l’asticella dell’intelligenza emotiva sempre più verso la dissociazione cognitiva?

    Negli ultimi decenni, ci troviamo di fronte a un fenomeno inquietante: la deculturazione del nostro territorio, un processo che sta erodendo i pilastri della nostra identità culturale. Non è un caso che a fomentare questo decadimento siano state, in larga parte, le scelte della politica e la gestione di diversi settori pubblici, come scuole, comuni e biblioteche. Un’analisi critica rivela come clientelismo e dequalificazione del lavoro editoriale stiano minando la nostra cultura con favori di scambio vergognosi.

    Il clientelismo, quel sistema di favoritismi e raccomandazioni che ha radici profonde nel nostro sistema politico, ha portato a una selezione di figure pubbliche che, piuttosto che promuovere il bene comune, si sono concentrate unicamente sul mantenimento del proprio potere. La nomina di dirigenti, insegnanti e responsabili di servizi pubblici avviene spesso non in base al merito, ma alla loro influenza sul bacino elettorale di riferimento. Questo approccio ha creato un ambiente stagnante, in cui proposte innovative e di valore sono soffocate dal conformismo e dall’incompetenza.

    Nelle scuole, per esempio, programmi educativi e iniziative culturali vengono spesso sacrificati per favorire attività più “popolari”, ma di scarso valore educativo. Così, gli studenti sono esposti a contenuti degradati, privi di stimoli critici e riflessivi. Ci si aspetta che accettino passivamente un’educazione mediocre, mentre il valore della cultura e della conoscenza scende a compromessi con il “piacere” di un consenso facile. Manca la visione critica a favore di un dilagante qualunquismo.

    Anche le biblioteche, un tempo fari di sapere e luoghi di incontro culturale, stanno vivendo una lenta agonia. Finanziamenti ridotti e una programmazione insipida, mirata più a attirare visitatori che a promuovere la lettura e l’educazione, hanno trasformato questi spazi in meri contenitori di libri, privi di vitalità. Progetti editoriali di scarto, nati da logiche puramente commerciali, vengono proposti al pubblico, mentre opere di valore, frutto di creatività e ricerca, faticano a trovare spazio. La cultura non dovrebbe essere un prodotto da vendere al miglior offerente, ma un patrimonio da preservare e valorizzare.

    La conseguenza di questa deculturazione è grave: ci si abitua al bello, ma nel tempo, il cattivo gusto può diventare una grave infermità a cui ci si abitua ancora più semplicemente. L’assenza di una proposta culturale di qualità ha portato il pubblico a disinteressarsi di ciò che è veramente significativo, preferendo l’intrattenimento superficiale e momentaneo. La necessità di “fare fama” ha spinto molti verso un conformismo estetico che prevale sull’originalità e sulla sostanza. In questo contesto, il degrado diventa normalità, mentre la cultura di qualità viene emarginata.

    Che prospettive abbiamo quindi? La nostra società deve confrontarsi con una verità scomoda: la politica e il settore pubblico, in nome del clientelismo e di un vantaggio a breve termine, hanno contribuito alla deculturazione del territorio. È urgente che cittadini e operatori culturali si uniscano per rivendicare il valore della cultura, chiedendo un cambiamento radicale nel modo in cui viene gestita e promossa. Solo così possiamo sperare di salvaguardare il nostro patrimonio culturale e di costruire un futuro in cui la qualità e il valore tornino a essere protagonisti indiscussi della nostra vita pubblica.

    Illustrazione articolo della copertina di Mr Pumpkin, tratta dal migliore libro che ho scritto sulle questioni politiche.

  • Inktober

    Inktober

    Dal 2017 il mese di ottobre è diventato per me il mese del disegno grazie all’evento Inktober.

    Inktober è un evento artistico che si svolge ogni ottobre, durante il quale artisti di tutto il mondo si impegnano a realizzare un disegno a inchiostro al giorno per tutti i 31 giorni del mese. Questo progetto è stato ideato nel 2009 dall’artista Jake Parker, con l’obiettivo di migliorare le proprie abilità di disegno e sviluppare abitudini positive.

    Origini e Scopo

    Jake Parker creò Inktober come una sfida personale per migliorare le sue abilità nell’uso dell’inchiostro e per stabilire una routine artistica coerente. Il progetto ha rapidamente guadagnato popolarità sui social media, grazie alla sua natura accessibile e al sostegno di una comunità globale di artisti.

    Regole e Partecipazione

    Le regole per partecipare sono semplici, rendendo Inktober accessibile a artisti di tutti i livelli:

    1. Crea un disegno a inchiostro ogni giorno d’ottobre. Anche se la tradizione vuole che si usi inchiostro, ogni tipo di materiale per disegno è incoraggiato.
    2. Pubblica il tuo disegno online. Gli artisti sono invitati a condividere i loro lavori sui social media utilizzando l’hashtag #Inktober, creando così una comunità attiva e di supporto.
    3. Ripeti per 31 giorni. La costanza è una parte centrale della sfida, progettata per incoraggiare la continua crescita.

    Ogni anno viene fornita una lista ufficiale di suggerimenti giornaliera per stimolare la creatività degli artisti, anche se non è obbligatorio seguire questi temi.

    Benefici per gli Artisti

    Partecipare a Inktober offre numerosi vantaggi:

    • Miglioramento delle Capacità: Il disegno quotidiano offre agli artisti l’opportunità di affinare le loro abilità tecniche e di sperimentare nuovi stili e soggetti.
    • Creazione di una Routine: Impegnarsi a disegnare ogni giorno aiuta a sviluppare una forte abitudine creativa e una disciplina artistica.
    • Espansione del Portfolio: Al termine del mese, i partecipanti hanno una collezione di lavori che può arricchire il loro portfolio.
    • Coinvolgimento nella Comunità: Inktober favorisce la connessione tra artisti di tutto il mondo, permettendo lo scambio di idee, supporto e feedback.

    Impatto Culturale

    Inktober ha avuto un impatto duraturo, stimolando la creatività e il dialogo artistico a livello globale. Ogni ottobre, le piattaforme social vengono inondate di opere che raccontano storie uniche e prospettive personali attraverso l’inchiostro. Ha incentivato molti a intraprendere il viaggio artistico, indipendentemente dal loro livello di esperienza.

    Conclusione

    Inktober è più di una semplice sfida creativa: è un movimento che riunisce persone attraverso l’arte, promuovendo crescita personale e collettiva. Parteciparvi non è solo una questione di abilità, ma di impegno e passione per l’arte in tutte le sue forme. Che si tratti di artisti professionisti o aspiranti creativi, Inktober offre a chiunque l’opportunità di esplorare e condividere la propria visione artistica.

    Trovi il mio contributo a questo evento sulle pagine social 🙂