
Aspettando Natale non siamo tutti felici
È triste chi non ha amici
Ma anche chi non ha tanto da mangiare
E dei regali non osa neppure sperare.
Per questo io vorrei avere la magia
E la povertà con un soffio portare via
Insieme alla tristezza e alla malattia
Lo so è banale ma è l’unica Via
Perchè si faccia posto all’Amore
Vero protagonista di ogni Cuore
Che alla fine di ogni storia
Resta a cantare la sua vittoria
Di un Natale che dura per un anno
E guarisce perfettamente ogni malanno.
(Giuseppina Bruno, Filastrocche di Natale)







Santa Lucia porta i doni a tutti i bambini la notte del 13 dicembre, la più lunga dell’anno. La tradizione ci racconta che Santa Lucia, una volta salita nel Paradiso, avesse desiderio di vedere la sua Sicilia. Per questo con una chiave e un permesso speciale, Dio diede a San Pietro una chiave da cui poteva vedere la sua terra. Fu allora che scorse tante cattiverie e tanto dolore anche per i bambini. Era così triste che volle portare un po’ di felicità a quei bambini e così, narra la leggenda, decise di raccogliere tutti i doni abbandonati dai bambini viziati per portarli ai poverelli e ai più buoni. San Pietro vedendola così carica le diede il suo asinello e da quel 13 dicembre, durante la notte, Santa Lucia porta i doni a tutti i bambini che lasciando delle carote, un po’ di fieno e dell’acqua per ringraziare l’asinello.
La favola Aryn parla di diversità in una maniera accettabile per il bambini. Il Natale è un momento che ci porta a riflettere dentro di noi, guardando fuori di noi, verso quelli che possono apparirci più deboli anche se in realtà non lo sono.



